“Queste che si sono divise in due, una volta potevano contenere i testicoli”
Mi pizzica piano i bordi delle grandi labbra.
“E questo era il pene”
Mi sfiora il pistillo con un polpastrello, delicatamente.
No.
Sono troppo rigogliosa, troppo ricca di capillari ricettivi per essere l’atrofia di un cazzo.
Annuisco solo perché spero che vada avanti a parlare a un centimetro da lì.
Mi piace che sussurri parole come se quello fosse un mio orecchio suppletivo.
“Sei morbida”
Già, è la cosa di cui si accorgono tutti.
Alla quale si affezionano.
“Posso?”
“Mh-mh”
Mi allarga piano le pieghe e ci guarda dentro come fanno i bambini con le tane dei grilli.
Uguale.
Dimmelo tu cosa si vede.
Io al massimo posso dirti cosa si sente.
Finirò con l’essere gelosa per colpa di questi maschi che si affezionano così tanto a Lei.
Mi scrivono messaggi dedicati a Lei.
Mi dicono quanto manca loro il Suo sapore.
Quanto amano sentirLa bagnare.
VederLa schiudere.
E io?
Io non vi manco?
Ci confondono, Me e Lei.
Ma mi vedi da lì, Ale?
Mi vedi?
Eh?
Fa scivolare uno spillo di saliva e umetta con le dita i bordi.
Le sue papille mischiano i dettagli della sua ultima Marlboro insieme alla Vigorsol.
Spalma il sapore di menta piperita al mio albume leggermente salato.
Poi continua a fissarLa.
E ad aspettare il grillo.
Ma lo sai che quando ti infili qui io sento tutto?
Pressione, ritmo, frequenza.
Sento come respiri, sento le gambe che diventano fredde perché tutta la tua circolazione sanguigna è concentrata dentro di me.
Sono come una grossa sanguisuga.
E lo sai che per un po’ sei costretto a stare così, dentro, perché la maggior parte del tuo flusso sanguigno è preso a scaldare me.
Sei una lucertola e io sono il muro in pieno sole.
Fuori da me potresti gelare.
Guardati.
Il tuo corpo è tutto preso a protendersi e a farsi pubblicità di come sei.
Io sono un orecchio che ascolta.
Una bocca che assapora.
Sento anche quando ti fai lontano, quando la tua testa è tutta lì, è concentrata su quello che stai provando, e se parlo è probabile che non mi senti.
Sento anche quando pensi a qualcos’altro, magari perché resti impigliato in un pensiero che non ci riguarda, e le sensazioni che mi dai sbiadiscono un attimo.
Lei è una spia e mi dice tutto di te.
Sento il tuo cuore che palpita, ma non perché mi stai sdraiato addosso: lo sento sulla punta più estrema di te.
Sento i tuoi battiti direttamente nella pancia.
Io, se per caso muori, me ne accorgo prima che lo faccia tu.
Lei è una bella cassa di risonanza.
Che oltre a spiegarti chi hai dentro, ti fa anche essere felice d’averlo incontrato.
E tu?
Quanto ne capisci di me?
Quante sensazioni analizza il tuo termometro?
Quando ti va bene, un maschio ha una ventina di centimetri di comprensione.
Mi senti per tutta la lunghezza, tutto con la stessa intensità?
O cambia qualcosa?
Tutta la mia gioia ti arriva fino alla base del bacino?
O ti distrae quello che senti in cima?
Va bene che non è un tratto chilometrico, ma non è che ti perdi qualcosa di me strada facendo?
“E’ davvero bella”
Lo sono anch’io Ale?
Ti piace Lei quanto ti piaccio io?
Te ne accorgi che ci sono io attaccata lì?
Ha ancora gli occhi incollati al mio centro.
Gli metto una mano dietro la nuca e gli spingo al faccia verso di Lei.
“Cosa fai?”
“Faccio il maschio”
Faccio come mi avete insegnato voi quando avete voglia di sentirvi una bocca addosso.
Cede ogni resistenza.
Ci infila il viso come se fosse una maschera d’ossigeno.
Comincia a parlarLe fitto.
Li ascolto mentre Ale comincia a fare con la lingua quella cosa che gli viene da dio.
(L'origine del mondo, racconto di Valentina Maran)
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