ma ciò che gli altri chiamano follia
per me è l'unico modo di amare.
(Françoise Sagan)
Ho amato fino alla follia,
ma ciò che gli altri chiamano follia per me è l'unico modo di amare. (Françoise Sagan)
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Avrei potuto usare parole di poeti o maestri ma alla fine ho scelto le mie.
Semplicemente. Ti amo. Ti amo quando mi dai il buongiorno e la buonanotte, la prima cosa al mattino, l'ultima la sera. Ti amo quando mi scrivi durante il giorno cose serie e poi cose sciocche. Quando prendo il telefono in mano perchè mi sembra che siano ore che non ci sentiamo e invece sono passati solo minuti. Ti amo quando mi baci, perchè ogni bacio è diverso e profondo, e mai scontato o frettoloso. Ti amo quando chiacchieriamo dopo aver fatto l'amore perchè le nostre parole sono fluide come i fluidi dei nostri corpi e le risate sono genuine come i nostri orgasmi. Ti amo quando riprendiamo a scaldare la stanza, quando ti avvolgo e mi sciolgo attorno a te e godiamo assieme. Ti amo quando mi fai vedere i tuoi difetti, quando mi chiedi scusa per piccolezze, quando hai scrupoli per me. Quando ti fai vedere fragile, che in realtà è il momento in cui io ti vedo più immenso. Ti amo quando cucini per me, quando danzi davanti ai fornelli e io ti seguo con lo sguardo incantato mentre continuiamo a parlare e raccontarci. Ti amo quando sento la tua voce nei vocali e mi accorgo di quanto mi sia mancato il suo suono. Ti amo quando faccio giri di parole per dire le cose ma mi hai già capito. Ti amo quando ti metti in discussione, quando fai spazio per me nella tua vita, quando mi chiedi di farti spazio nella mia. Ti amo e sono felice di amarti. Semplicemente. Gli ho detto che cercavo un "safe place". MI ha salvato così nel telefono, ElenaSafePlace. Poi non ne abbiamo più parlato, forse non ce n'è stato neanche bisogno. Ho una paura fottuta, sto procedendo a millimetri e con il freno a mano tirato.... ma nonostante questo la sua voce sa già di casa, le sue carezze sono profonde, i suoi occhi mi sorridono e quando scivola dentro me è come se il mio corpo lo conoscesse già e lo accogliesse con amore. ![]() Le era entrato nel cuore. Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore. E lì cosa faceva? Stava. Abitava il suo cuore come una casa. (Vivian Lamarque) Credo che sia arrivato nella mia vita per destabilizzarla dolcemente, dopo un momento in cui altri avevano dato solo scossoni volenti.
Mi fa sentire come in "Alice nel paese delle meraviglie": ad un certo punto del cartone la protagonista si ritrova in mano un prezioso pezzo di fungo che, come le dice il Brucaliffo, “un lato ti fare diventare più grande, e l’altro lato ti fare diventare più piccola". E Alice inizia a cambiare altezza assaggiando, mordicchiando, sperimentando. E io così mi sento quando sono con lui. Piccola e protetta dentro al suo abbraccio, grande e matura quando parliamo di esperienze di vita; di nuovo piccoletta quando mi batte forte il cuore, più alta quando invece penso razionalmente a ciò che siamo. La costante paura di schiacciarlo senza volerlo quando sono un gigante, la costante paura di essere solo una presenza momentanea quando sono minuscola. Non abbiamo un posto nostro, viaggiamo per i vialetti di un mondo incantato fatto di panchine e morsi. Alla fine del cartone animato Alice si sveglia dal sogno e torna alla vita di tutti i giorni. Che sia il destino di ogni favola, per quanto bellissima? Come lo sai?
Lo so perché ho avuto voglia di stare nel letto con lui per ore - e non per quella cosa immediata che è il puro sesso, ma per tutto quello che ci ha ricamato attorno con mani, lingua, baci e sospiri. Lo so perché ho avuto però anche voglia di fare una maratona dei film di Woody Allen - o di qualsiasi altra cosa - stretti sul divano in quel suo abbraccio che mi fa sentire sicura (dio, le sue braccia!). Lo so perché ho avuto voglia di prendergli la mano mentre mi accompagnava alla macchina, per dire al mondo che lui è un po' mio. Lo so perché quando mi guarda (dio, i suoi occhi!) non solo mi sento bella ma subito dopo vedo la sua, di bellezza. Una bellezza goffa ma profonda ed intensa, che richiama sensazioni ataviche che non riesco ancora spiegare. Lo so perché lo rivedrei domani e dopodomani e il giorno dopo ancora, con la voglia di conoscerlo sempre di più e ritagliare uno spazio tutto nostro fatto di sorrisi, confidenze e cose belle, a dispetto di tutti i pensieri che affollano le vite di entrambi. Ah, e la cosa più importante: lo so perché nel vedere le ciabatte per me (PerMe!) a casa sua non mi è minimamente venuta voglia di scappare e anzi, mi ci sono immaginata con i calzini invernali e subito dopo senza calzini questa estate. Si, è così che so che mi piace. Mi piace più del dovuto. ![]() Non ho mai capito dove finisce l’amore che non usi. Vorrei, da brava massaia, usarne gli avanzi per le polpette, concimarci le piante. Rimpastarlo, venderlo di seconda mano, placarlo, darlo al gatto, alle galline. A pensare che finisca così in niente, non so, mi mette freddo dentro. Se non si può buttare il pane, figurati l’amore. (Anna Stella Poli) Più si diventa adulti più è difficile far spazio, trovare tempo, conciliare, accogliere, dare. Siamo tutti un po' disillusi, ci sentiamo "malfatti" su alcuni aspetti e abbiamo abitudini e comfort zone ormai ben stabilite che probabilmente non abbiamo più voglia di scardinare. E' importante quindi saper dire grazie a chi lo fa per noi e allo stesso tempo saper riconoscere quando lo si fa per gli altri. Al termine dello scambio rimarrà la semplice gioia dello stare assieme. Banale ma grandiosa. Al termine di un viaggio per raggiungere l’amante,
un uomo capisce che la vera notte d’amore è quella che ha passato in uno scomodo scompartimento di seconda classe correndo verso di lei Italo Calvino, “Gli amori difficili” Due persone che si iniziano a scrivere, due amici d'infanzia che si sono un po' persi negli anni. C'è qualcosa di affine, qualcosa che cresce, qualcosa che unisce.
Poi si incontrano e si consumano tra le mura del maxim. Si mangiano letteralmente i genitali e il cervello. La storia prosegue con le passeggiate alla Rocca di Bazzano come i fidanzatini, mano nella mano, mano nella figa. Sesso e romanticismo messi a tacere in un colpo solo. Totalizzante. Passano le settimane e si sbatte contro alla parte nera. Quel lato scuro che abbiamo un po' tutti che ci rende a tratti brutti, asciutti, cattivi, ringhiosi. "Non ti preoccupare, non mi fa paura": il mio modus operandi del cazzo. Da brava Pollyanna vedo il bello di lui e ho una scusante valida per ogni momento di rabbia. Che prima è verso il mondo e poi d'improvviso si scaglia su di me perché mi avvicino troppo, perché voglio sapere troppo. E poi non mi ricordo più esattamente com'è andata. Ricordo litigate, aggressioni verbali, frasi che feriscono. Mi ricordo di aver chiesto mille volte scusa. Mi ricordo del senso di colpa costante, del chiedermi se la sua reazione non fosse poi davvero solo colpa mia. Stare attenta a non dire qualcosa per non farlo arrabbiare. E mentre scrivo questa, frase chiudo gli occhi e mi sento tale e quale alle donne che stanno attente a far tutto bene per non prendere le botte. Il distacco a luglio, il rincorrersi ad agosto, la fatica di settembre. Mesi, quasi un anno. Basta. A tratti mi faccio pena. NO. Non sono io che mi devo fare pena, o schifo. Potrei dire che è lui, ma in realtà non mi interessa. Sono solo delusa da me stessa perché era evitabile. Potevo sgusciare fuori prima. Molto pensierosa perché lo avrei potuto presentare alla mia famiglia e sarebbe stato un grande errore. E dispiaciuta perché ora, se mi si avvicina un sorriso e una mano tesa, ho paura di non essere abbastanza. Non si finisce mai di crescere ed imparare. ![]() Piccola Elena va in città. Con uno zainetto nero sulle spalle pieno di dubbi, nascosto ben bene tra i sorrisi. Poco equilibrio, qualche graffietto e tante domande. Ma si segue la pancia, sempre. E la pancia lavora bene e fa trovare una pasta salata da Gamberini e un altro sorriso dalla parte opposta del tavolino. Sguardo buono e sveglio. Alza spesso gli occhi al cielo mentre pensa, oppure guarda da un'altra parte. È adorabile quando lo fa. Ha un riccio che gli cade sulla fronte, ho avuto la voglia di spostarlo con una carezza dal primo secondo. Parla e ascolta. Mi fido. Non di me, ma di lui si. E poi la danza dei corpi. Gli ho fatto una domanda, gli ho chiesto quali parole gli venivano in mente per definire il sesso. Non gli ho detto le mie. Ma sarebbero state Passione, Danza, Ritmo. Non gliele avrei dette, non mi piace che qualcuno si setti sui miei tempi a priori; sono felice di non averlo fatto perchè scoprirci è stato un bellissimo gioco erotico fisico e mentale. E la cosa più importante è che abbiamo riso. Riso prima, dopo e durante il sesso. Non so ancora se una risata ci salverà, però mi pare un ottimo punto di partenza. |
cHi soNoElena, nata il 14/12/1983 a Bologna. Abito ad Anzola dell'Emilia. LoVe sTaTus
Per chiarezza: COMPAGNA di Alexis (CuocoMio),
ex MOGLIE di HOBBES (MioMarito), MAMMA di Agata-e-la-tempesta, di Ho-visto-Nina-volare, e di Zeno Più i gatti Penny (che ci ha lasciato nel 2021) e Otto. iN cOsa cRedO
Partiamo dalle basi: il termine poliamore è un neologismo che esprime il concetto di «amori multipli». L'ideale di una relazione poliamorosa è quella di avere una relazione sentimentale e/o sessuale onesta con più partner nello stesso periodo.
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Marzo 2024
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